DIALOGO
ECUMENICO:
PER L’UNITÀ NELLA DIVERSITÀ
Riportiamo
il testo dell’intervento del pastore valdese Paolo Ricca per la
nostra Cattedra del Concilio lo scorso 16 aprile. Il testo non
è stato rivisto dall’autore.
Grazie
per questo invito che mi ricorda alcuni incontri in questa stessa
sala quando era parroco don Angelo, un caro amico che ricordo
sempre con gratitudine. Vi sono grato perché questo incontro si
inserisce in una serie intitolata Cattedra del Concilio.
Io volentieri cambierei questo titolo in quest’altro: Il Concilio
in cattedra. Credo sia fondamentale per la Chiesa Cattolica, ma
anche per le altre Chiese, che il Concilio torni ad essere in
cattedra perché è sicuramente la cattedra migliore che sia stata
creata in questo ultimo secolo. Il vostro invito mi consente di
rendere omaggio al Concilio. Voi sapete che appartengo alla Chiesa
Valdese e per me il Concilio è stata una vera scuola. Il cattolicesimo
l’avevo conosciuto sui libri studiano nella facoltà teologica
valdese di Roma. Ma una cosa è conoscere una realtà sui libri,
un’altra è conoscerla attraverso le persone. Per me il Concilio
è stata una scuola straordinaria che mi ha aperto prospettive
che nessun libro può veramente aprire. Per questo sono felice
ogni volta che posso rendere omaggio al Concilio.
Sul Concilio ci sono oggi due scuole di interpretazione: quelli
che leggono il Concilio nel segno della continuità, quindi dicono
che il Concilio sostanzialmente non ha cambiato nulla, il cattolicesimo
è sempre quello; e poi ci sono gli interpreti del Concilio che
dicono il contrario: certamente il Concilio è un evento cattolico,
ma è un cattolicesimo diverso rispetto al passato.
Effettivamente io penso che il cattolicesimo del Concilio sia
nuovo e se c’è un campo in cui questa novità è evidente è proprio
quello dell’ecumenismo di cui ci occupiamo questa sera. Ben consapevole
dei limiti della mia interprestazione, credo che il Concilio sia
stato un Concilio di svolta. L’ho vissuto come giornalista e quindi
non avevo accesso all’aula conciliare, ma l’ho seguito attraverso
l’ufficio stampa che nascondeva le cose anzichè metterle in luce.
La grande differenza che trovo fra quegli anni sessanta e oggi,
50 anni dopo, è che allora c’era una volontà, un desiderio del
nuovo che oggi non ritrovo, come se il nuovo facesse paura. La
maggioranza conciliare, non tutto il Concilio, desiderava il nuovo.
Sono felice di rendere omaggio al Concilio come momento innovativo
e creativo.
Affrontiamo
ora il problema ecumenico.
Ho pensato di dividere l’esposizione in tre parti:
nella prima elencherò dei fatti, non opinioni; nella seconda ricaverò
dal documento conciliare quelle che chiamo le cinque perle, dal
punto di vista ecumenico. Cinque affermazioni straordinarie che
potrebbero fondare una nuova stagione nei rapporti fra le Chiese,
cosa che purtroppo non è accaduta. Queste cinque perle sono il
fondamento di un edificio che poteva essere costruito ma che non
è stato costruito. Tante cose sono cambiate in meglio e noi siamo
grati di questi cambiamenti. Ma il Concilio, potenzialmente, poteva
creare molto di più. Nella terza parte elencherò alcuni problemi
aperti oggi.
I
Fatti
Il primo fatto fondamentale è che il Concilio ha capovolto il
giudizio che la chiesa cattolica con il papa Pio XI aveva pronunciato
sul movimento ecumenico. Nell’enciclica Mortalium animos del 1928
Pio XI affermava che il movimento ecumenico (che lui chiamava
pancristiano) era una assurdità, perché cercava una unità che
esisteva già e cioè l’unità a Roma sotto il papa. Il Concilio
ha capovolto questo giudizio dicendo che invece il movimento ecumenico
è una creazione dello Spirito santo.
Il
secondo fatto. Come è noto, il Concilio è stato preparato nel
corso di tre anni e una commissione aveva preparato dei documenti
per la discussione, documenti che i Padri conciliare dovevano
correggere, integrare, rifiutare e infine votare.
Lo schema preparatorio del documento ecumenico, poi chiamato Unitatis
Redintegratio, aveva un capitolo intitolato “Principi dell’ecumenismo
cattolico”. Coloro che lo avevano preparato pensavano che ci fosse
un ecumenismo cattolico, un ecumenismo protestante, un ecumenismo
ortodosso, cioè esattamente il contrario di quello che è l’ecumenismo.
L’ecumenismo non è né cattolico, né ortodosso, né protestante.
È appunto il movimento che vuole superare, non rinnegare, le diverse
confessioni. Se confessionalizzi il movimento ecumenico, lo neghi.
Il titolo poi è stato cambiato in “Principi cattolici dell’ecumenismo”,
e così va bene!
L’ecumenismo è un movimento che coinvolge tutte le Chiese, le
trascende tutte, le trasforma e le rinnova. L’ecumenismo non è
confessionalmente connotato perché trascende le diverse confessioni.
Il
terzo fatto è che per la prima volta, non solo nella storia della
Chiesa cattolica ma nella storia cristiana, a titolo diverso,
tutta la cristianità era presente a questo evento. C’era tutta
la cristianità, con tutte le divisioni, le tensioni, ma erano
tutti lì.
Gli osservatori delle altre Chiese non avevano diritto di parola,
ma assistevano a tutto quello che accadeva nell’aula conciliare.
Erano informati. E hanno avuto un’influenza notevole. Il Concilio
non sarebbe stato quello che è stato se non ci fosse stata questa
presenza.
In particolare ricordo il professor Oscar Cullmann, eminente teologo
protestante, sui vari temi in discussione teneva delle conferenze
pubbliche, affollatissime.
Le
cinque perle del documento Unitatis redintegratio.
1.
“I cristiani delle altre chiese, giustificati nel battesimo dalla
fede, sono incorporati in Cristo e perciò sono a ragione insigniti
del nome di cristiani e dai figli della chiesa cattolica sono
giustamente riconosciuti quali fratelli nel Signore”. Questa affermazione
cancella 500 anni (per noi valdesi 800 anni ) di scomuniche! Se
tu dici che io valdese sono incorporato in Cristo e tu cattolico
mi consideri fratello nel Signore, che altro possiamo dire? Ma
questa affermazione mette valdese e cattolico sullo stesso piano
spirituale, sono fratelli nel Signore, appartengono alla stessa
comunità cristiana! Ma purtroppo oggi nessuno lo dice più!
2.
“Tra gli elementi o beni dal complesso dei quali la stessa Chiesa
è edificata e vivificata alcuni anzi parecchi e segnalati possono
trovarsi fuori dai confini visibili della chiesa cattolica, come
la parola di Dio scritta, la vita della grazia, la fede, la speranza,
la carità, ed altri beni interiori dello Spirito santo”.
Fuori dai confini della chiesa cattolica ci sono tutte queste
stupende realtà, doni dello Spirito santo! Mi chiedo: queste cose
non bastano a fare la Chiesa? La Chiesa è qualcos’altro che una
comunità in cui c’è fede, speranza, carità?
E invece no! Abbiamo sentito ripetere anche da Joseph Ratzinger
quando era alla Prefetto della Congregazione per la fede che le
Chiese evangeliche non sono propriamente Chiese, sono impropriamente
chiese, quindi non sono Chiese. Ma il Concilio non ha detto questo!
Questo testo è di una potenza straordinaria, di una concretezza
meravigliosa; afferma che fuori dai confini visibili della Chiesa
cattolica, c’è una Chiesa di Cristo in cui ci sono tutte queste
realtà meravigliose! C’è la Chiesa!
3.
“Le Chiese e comunità separate, quantunque crediamo che hanno
delle carenze, nel mistero della salvezza non sono affatto prive
di significato e di peso, perchè lo spirito di Cristo non rifiuta
di servirsi di esse come di strumenti di salvezza il cui valore
deriva dalla stessa pienezza della grazia e della verità che è
stata affidata alla chiesa cattolica”.
Qui mi interessa l’affermazione che anche le cosiddette Chiese
“separate” sono strumenti di salvezza, mentre per tanti secoli
è stato sempre detto che erano strumenti di perdizione! E sono
sicuro che chi fra voi è un po’ avanti negli anni si ricorda che
fino a qualche anno fa ai cattolici era vietato entrare in una
chiesa evangelica! Che svolta dire invece che queste Chiese sono
strumenti di salvezza.
4.
“La Chiesa in quanto istituzione umana e terrena ha continuo bisogno
di riforma e a questa riforma è chiamata da Cristo”.
Questa parola “riforma” che è tradizionale nel cristianesimo,
basti pensare a tutti i movimenti monastici di riforma, dopo la
Riforma protestante è diventata parola proibita, tabù.
Ora il Concilio dice che la chiesa è chiamata da Cristo alla riforma,
ad una continua riforma!
E questo è il modo di esistere della chiesa. Concetto bellissimo.
È molto importante che la categoria di ‘riforma’, indipendentemente
dal protestantesimo, sia entrata nella coscienza ecclesiale cattolica
grazie al Concilio.
5.
“Esiste un ordine o gerarchia nelle verità della dottrina cattolica,
essendo diverso il loro nesso con il fondamento della fede cristiana”.
E’ questa la dottrina della gerarchia delle verità cattolica.
Il prof. Cullmann diceva che questa era la più importante affermazione
ecumenica di tutto il Concilio perché distingue, all’interno del
patrimonio teologico e dogmatico della Chiesa cattolica, e di
riflesso di tutte le altre Chiese, tra ciò che è centrale - e
quindi che deve essere condiviso da tutti - e ciò che non è centrale,
è periferico, meno importante, secondario e quindi non ha bisogno
di essere condiviso da tutti perché si realizzi l’unità cristiana.
Faccio un esempio concreto: la dottrina della Trinità è una dottrina
centrale nel cristianesimo, è legata al cuore della rivelazione
cristiana e quindi è una dottrina che per creare l’unità nella
comunione della fede deve essere condivisa da tutti.
I dogmi mariani invece, che non sono condivisi né dal protestantesimo
né dall’ortodossia--che pure ha un profondo culto mariano – appartengono,
secondo me, a quelle verità che non è necessario siano condivise
da tutti per essere in comunione di fede.
Terza
e ultima parte: i problemi aperti. Ne indico tre.
Il primo: le Chiese (tutte, ma proprio tutte!) pur essendo tutte
ecumeniche, continuano tutte a ragionare e a decidere da sole.
Le Chiese sono ancora legate a quella che chiamo “cultura del
monologo” e non del dialogo, anche se a parole sostengono il dialogo.
Quando però si tratta di prendere una decisione, ciascuna fa da
sola. Non pensano che c’è un’altra Chiesa cristiana accanto con
la quale consultarsi, prima di prendere una decisione. Non ho
bisogno di te per essere Chiesa di Gesù Cristo. Siamo ufficialmente
nel dialogo ma praticamente nel monologo. A Milano so che esiste
il Consiglio delle Chiese Cristiane, purtroppo a livello nazionale
non esiste!
Ricordo che il vescovo Clemente Riva fece l’impossibile per creare
a Roma uno spazio in cui le diverse Chiese cristiane si incontrassero,
si parlassero e affrontassero, almeno a livello consultivo, i
problemi che dividono le Chiese perché se è giusto –come diceva
papa Giovanni-- parlare di ciò che ci unisce e non di ciò che
ci divide, parlare di ciò che ci unisce non è necessario!
Quello di cui bisogna parlare è ciò che ci divide per vedere se
è possibile fare un discorso comune e fin dove questo è possibile
e anche verificare se è possibile fare un discorso differenziato.
Faccio un esempio. Ciò che oggi ci divide sono spesso i temi etici.
Sulla questione del testamento biologico e del ‘fine vita’, effettivamente
le Chiese hanno posizioni diverse.
Però io sono sicuro che se ci fosse un tavolo in cui si possono
affrontare insieme queste questioni che ci dividono, noi potremmo
arrivare ad alcune posizioni comuni, per esempio sul valore della
vita, sul fatto che Dio ama la vita e non la morte. Cose importantissime
che certamente sono comuni mentre su altri punti dello stesso
tema abbiamo pareri diversi. Sarebbe bellissimo, perchè unità
non vuol dire unanimità, uniformità. C’è una dialettica, come
avviene anche nei matrimoni più felici, altrimenti sarebbe una
noia terribile. Io ti rispetto in quanto so che tu vuoi essere
cristiano come me, anch’io vorrei essere cristiano, lo vogliamo
entrambi, ma abbiamo posizioni diverse.
Trovo che sia davvero un peccato il fatto che le Chiese ancora
ragionino e decidano da sole, come se le altre Chiese non esistessero.
Questo è un modo pre-ecumenico, per non dire anti-ecumenico.
Il primo problema è proprio questo: bisogna cambiare mentalità,
uscire dalla mentalità del monologo, non ho bisogno di te per
essere cristiano, posso essere cristiano da solo, sono autosufficiente,
esaurisco io il tema cristiano; bisogna, uscire da questa logica
per entrare davvero nella cultura del dialogo.
Secondo
problema ancora aperto: la Chiesa cattolica non ha ancora deciso
se la Riforma del 16° secolo, la Riforma protestante, è stata
una tragedia o una benedizione.
Il fatto che la Chiesa cattolica continui a dire che le nostre
Chiese protestanti non sono veramente Chiese, dipende da una adeguata
valutazione della Riforma che, di fatto, è ancora considerata
una sventura per la cristianità.
Io invece credo che sia stata una benedizione, anche se è costata
una grave rottura. Le energie evangeliche che la Riforma ha suscitato
sia nella parte della cristianità che è diventata evangelica o
protestante sia nella Chiesa cattolica sono state immense. Anche
il Concilio di Trento che ha scomunicato la Riforma, nello stesso
tempo ha realizzato una Riforma cattolica che senza quella protestante,
non ci sarebbe stata.
Pur deplorando la divisione, il cristianesimo è risuscitato nel
16 secolo!
Solo un esempio: la Riforma protestante ha creato i catechismi.
Il catechismo non esisteva, come strumento di alfabetizzazione
di massa.
Non solo Lutero ma tutti i Riformatori hanno creato catechismi.
Anche il Concilio di Trento ha prodotto il Catechismo tridentino
che è andato avanti fino ai nostri giorni, fino al nuovo catechismo
voluto da papa Giovanni Paolo II.
Catechismo vuol dire alfabetizzare cristianamente il popolo, in
forma cattolica o in forma protestante e questo per me è secondario.
Un’opera straordinaria.
Lo storico francese cattolico Henri Marrou sostiene che l’Europa
cristiana medievale, non era cristiana; c’erano delle piccole
minoranze cristiane nei monasteri e nelle Università mentre la
gente era pagana, rivestita di cristianesimo. Recitava le preghiere
e il Credo in latino senza capire quello che diceva. Non c’era
un’Europa cristiana, il popolo era pagano.
Nel 16° secolo grazie al Catechismo c’è stata un’opera capillare
di alfabetizzazione cristiana del popolo.
La chiesa cattolica decise di impegnarsi nella medesima direzione,
in polemica, in alternativa rispetto al catechismo voluto dalla
Riforma protestante. E questo ha rappresentato un grandissimo
vantaggio dal punto di vista della costruzione della comunità
cristiana. Per questo credo che la Riforma protestante sia stata
una benedizione, malgrado la divisione.
Sono persuaso che la Chiesa cattolica dovrebbe dire che cosa pensa
della Riforma. Perché solo se prende una posizione di apertura
nei confronti della Riforma, di conseguenza potrà cambiare il
suo giudizio sulle Chiese evangeliche che dalla riforma sono nate.
Terzo
problema ecumenico: non sono mancate in questi anni occasioni
di dialogo. Esperienze anche molto belle, profonde e importanti.
Però i dialoghi non cambiano le cose, fatto il dialogo lo si può
archiviare senza ricavarne le conseguenze.
Il dialogo che ha portato alla Dichiarazione congiunta sulla giustificazione
per fede, sottoscritta dalla Chiesa cattolica e dalla Federazione
luterana mondiale –dialogo importantissimo- non ha cambiato i
rapporti fra la confessione cattolica e quella luterana.
La Carta ecumenica sottoscritta solennemente a Strasburgo nel
2001, bellissimo documento in cui si danno le direttrici ecumeniche
a tutte le Chiese d’Europa è stata sottoscritta solennemente da
tutte le Chiese, ma non ha cambiato niente tranne i rapporti a
livello di fraternità. Ma sono sempre e solo episodi, solo momenti
che non coinvolgono l’insieme delle Chiese.
Per
concludere posso dire che se si vuole progredire bisogna fare
due cose:
La prima: occorre riprendere il contenzioso confessionale tradizionale,
cioè tutti quei temi sui quali cattolici e protestanti sono divisi
(dimentichiamo per un attimo l’ortodossia): quali il culto di
Maria, il rapporto tra Sacra Scrittura e Tradizione, il ruolo
del Magistero ecc…
Questi e altri temi cruciali vanno ripresi oggi e riformulati,
perché non solo è trascorso mezzo millennio dagli anni della Riforma
e della rottura, ma l’impostazione teologica su questi temi è
cambiata profondamente.
Bisognerebbe capire se oggi siamo ancora divisi come lo eravamo
500 anni fa. In altre parole occorre chiarire se le divisioni
di ieri sono ancora le divisioni di oggi.
Io credo che le divisioni di ieri non sono più fattore di divisione,
permangono differenze che non sono necessariamente fattori di
divisione.
Abbiamo conquistato la categoria dell’unità nella diversità superando
quella dell’unità nell’uniformità.
La
seconda: bisogna, a mio parere, stabilire nuovi criteri di unità.
All’inizio del cristianesimo l’unità cristiana era fondata su
un solo articolo: Kyrios Christos. Cristo è il Signore. Se tu
dici con fede: Cristo è il Signore, sei cristiano e siamo fratelli
e sorelle. Oggi non è più così, abbiamo complicato immensamente
la nozione di unità cristiana; per essere uniti ci vuole un’infinità
di cose che una volta non c’erano.
Ricordo di aver incontrato in Russia un vescovo anglicano africano,
il quale doveva partecipare a un incontro ecumenico, ma stava
sempre fuori dall’aula. Gli chiesi: “Cosa è venuto a fare qui,
se sta sempre fuori dall’aula?”.Mi rispose: “Quello di cui si
parla in questi incontri ecumenici sono solo chiacchiere inutili”.
“Come chiacchiere inutili?” replicai. E quello: “Perché c’è un
unico problema, l’islam! L’islam in Africa dilaga”. Ed io ripresi:
“Come mai dilaga?”. Ecco la sua risposta: “Perché l’islam è facile,
mentre il cristianesimo è complicato. Nell’islam basta dire che
Allah è Dio e Maometto è il suo profeta e sei musulmano. Lei pensi
a un africano alle prese con la dottrina della Trinità. Non ce
la fa! Per un africano o Dio è uno o Dio è tre. Non ce la fa a
capire che è uno e tre! Troppo complicato!”.
Il cristianesimo è troppo complicato! Questa affermazione mi ha
colpito. Ecumenicamente parlando l’unità cristiana è troppo complessa.
Bisogna semplificare la nozione di unità cristiana, riducendola
all’essenziale.
Questo è il grande compito ecumenico che, secondo me, ci sta davanti.
Individuare l’essenziale cristiano su cui costruire la comunità
ecumenica. Adesso non mi sembra vi siano le condizioni per farlo.
Però l’ecumenismo avanza là dove è promosso, cioè là dove il sacerdote,
il vescovo, magari questo stesso papa, promuove, incoraggia la
gente a vivere l’ecumenismo, la comunione, superando anche le
leggi.
Là dove l’ecumenismo è promosso, convince e quindi vince.
Con questa speranza concludo e vi ringrazio.
GIOVEDÌ 30 MAGGIO
FESTA DEL CORPUS DOMINI
ore 17.00 Adorazione Eucaristica
ore 18.00 S. Messa
VI
INVITIAMO AD ISCRIVERVI AL
PELLEGRINAGGIO I TRE DESERTI
in Giordania, Sinai e Gerusalemme
29 AGOSTO – 5 SETTEMBRE 2013
PROGRAMMA
DEL VIAGGIO:
1° giorno: giovedì 29 agosto: Milano, Aeroporto di Malpensa -
Amman
2° giorno: venerdì 30 agosto: Amman - Monte Nebo - Madaba - Petra
3° giorno: sabato 31 agosto: Petra
4° giorno: domenica 1° settembre: Petra - Wadi Rum - Aqaba - Nuweiba
- Santa Caterina
5° giorno: lunedì 2 settembre: Santa Caterina - Taba - Timna -
Arad
6° giorno: martedì 3 settembre: Arad - Masada - Qumran - Gerico
- Gerusalemme 7° giorno: mercoledì 4 settembre: Gerusalemme
8° giorno: giovedì 5 settembre: Gerusalemme - Tel Aviv - Malpensa
- Milano
Voli
di linea in classe economica con i seguenti operativi:
ANDATA giovedì 29 agosto: 07.20/09.00 Milano Malpensa – Vienna
10.15/14.50 Vienna – Amman
RITORNO giovedì 5 settembre: 16.00/18.55 Tel Aviv – Vienna
20.40/22.05 Vienna – Milano Malpensa
La
quota individuale di partecipazione comprende:
Assistenza aeroportuale in Italia e all’estero;
Tasse aeroportuali e adeguamento carburante;
Sistemazione in buoni hotel 4 stelle, in camere doppie con servizi
privati; Trattamento di pensione completa dalla cena del primo
giorno al pranzo dell’ultimo giorno;
Tour in pullman GT locale con guide locali parlanti italiano;
Tasse di entrata e di uscita per Egitto, Giordania, Israele;
Visite, escursioni, ingressi come da programma;
Assicurazione medico-bagaglio 24 ore su 24 “Amitour”.
QUOTA
INDIVIDUALE DI PARTECIPAZIONE:
per un minimo di 40 partecipanti: €. 1.490,00
SUPPLEMENTO CAMERA SINGOLA: €. 340,00
ASSICURAZIONE ANNULLAMENTO VIAGGIO:
€. 75,00 cad. in camera doppia;
€. 95,00 cad. in camera singola.
Termini
di pagamento:
400,00 euro: alla conferma del viaggio;
Saldo: entro il 30.6.2013.
INFORMAZIONI
E ISCRIZIONI IN UFFICIO PARROCCHIALE ENTRO IL 7 GIUGNO 2013
A
conclusione del mese mariano
giovedì 30 maggio
Chiesa parrocchiale
Meditazione musicale
Maria splendor gratiae
Ensemble Vocale Harmonia Cordis diretto da Giuditta
Comerci
Liuti: Elisa e Giulia La Marca, Emilio Bezzi, Renato Cadel.
DOMENICA
9 GIUGNO 2013
GRANDE FESTA DELL’ORATORIO
CON LE FAMIGLIE
Programma
Ore 10.00 S. Messa
Ore 11.00 Giochi in strada e chiacchiere insieme
Ore 12.30 Pranzo insieme
Nel pomeriggio giochi per tutti
Per
quel giorno sarà chiuso al traffico un tratto di via Pinturicchio.
Potremo godere della strada tutto il giorno!
Per il pranzo: l'Oratorio offre una calda pastasciutta. Ogni famiglia
è invitata a portare un secondo (tipo torta salata) o un dolce,
da condividere con gli altri!!! Gradito anche qualcosa di buono
da bere!
L’invito al pranzo è rivolto a tutte le famiglie che hanno i ragazzi
iscritti al catechismo e/o alla catechesi del dopo cresima!
Iscrizioni
entro venerdì 7 giugno in oratorio o in ufficio parrocchiale.
Quota di iscrizione: 5 euro per ciascun componente del nucleo
familiare.
SPAZIO GIOCO 2013
Lo
“Spazio gioco” è nato per rispondere a due bisogni:
Offrire ai bambini da 1 a 3 anni che non frequentano l’asilo nido
un luogo diverso dalla propria casa in cui relazionarsi tra pari
aiutati da due educatori/educatrici. Uno spazio di confronto per
l'adulto.
I
bambini vengono e stanno con la loro mamma, papà, nonni o baby-sitter
condividendo spazi di gioco libero, attività strutturate, momenti
di gruppo come il cantare o il mangiare la mela. I bambini iniziano
ad imparare a stare in un luogo diverso dalla propria casa, con
regole condivise e in cui gli educatori propongono delle attività.
È importante proprio il concetto di PROPOSTA: essendo piccoli
potrebbe essere che alcuni di loro non abbiano mai sperimentato
l'uso di alcuni materiali e perciò si vuole lasciare libero il
bambino di avvicinarsi a tutte queste novità rispettando i suoi
tempi e le sue modalità. Di conseguenza l'interesse non è nel
“lavoro finito”, ma come lui si approccia alle cose.
Quest'ultimo aspetto risulta essere molto importante anche per
l'adulto che accompagna il bambino: l'adulto infatti impara a
non sostituirsi al bambino, a non imporre la sue modalità e i
suoi tempi, a “mettersi da parte” e lasciare che sia il bambino
il protagonista condividendo la gioia e lo stupore di ogni sua
scoperta.
Lo
spazio gioco vuole essere anche uno spazio per l'adulto dove potersi
confrontare tra pari portando le proprie esperienze, i dubbi,
le paure dell'educare il proprio bambino. In quest'aspetto il
ruolo dell'educatore è di agevolare la formazione spontanea di
un gruppo di condivisione tutelando degli spazi di confronto solo
per lui.
Le attività proposte hanno un filo conduttore comune. L’argomento
è uno strumento che serve per avvicinare il bambino alla scoperta
delle proposte e non è il fine ultimo.
Ogni anno il tema varia e quest’anno abbiamo trattato la fattoria
con i suoi animali. Nel periodo di Natale è stata prevista una
festa animata dagli educatori con un piccolo spettacolo di marionette
e l’arrivo di Babbo Natale, mentre in conclusione dell’anno si
farà una gita proprio in una fattoria con la partecipazione di
tutte le famiglie.
La
giornata allo spazio gioco è organizzata in questo modo:
ore 9.00-9.30 accoglienza
ore 9.30-10.00 gioco libero
ore 10.00-10.30 canti e merenda
ore 10.30-11.00 proposta attività
ore 11.00-11.30 gioco libero
ore 11.30-12.00 rientro a casa
Ringraziamo
la parrocchia per il locale messo a disposizione.
Quest’anno lo spazio gioco è iniziato 11 settembre 2012 e terminerà
il 6 giugno 2013 e si sono iscritti 18 bambini.
L’apertura del servizio è da martedì a giovedì.
Ciao e a presto!!!
Magda
e Alessandro
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